INTERVISTA CON IL PRESIDENTE DI ADICI, IL DISTRETTO DELLA CALZA E DELL’INTIMO
L’input positivo di Alessandro Gallesi: «Uniamoci per ripartire con ottimismo».
La parola d’ordine è: fare squadra. “Sì, non ci sono altre vie. Il mondo è cambiato, i rapporti commerciali sono differenti e la comunicazione è radicalmente diversa. Per reggere l’urto non rimane che l’unione, che non significa fondersi ma essere parte integrante di un progetto innovativo per le nostre imprese”. Parla Alessandro Gallesi, presidente da tre anni e mezzo di Adici, l’Associazione Distretto Intimo e Calza, molto sviluppata nel mantovano e nel bresciano, con una cinquantina di aziende associate e numerose imprese collaterali e aperte al dialogo. “È imprescindibile muoverci verso i paesi che manifestano crescite economiche importanti, penso al sud est asiatico e alla Cina. Ma si tratta di territori lontani ed estesi, un’azienda da sola potrebbe non avere la forza necessaria a reggere l’impegno economico, mentre, se troviamo un punto di raccordo, basato su competenze e professionalità, il cammino potrebbe essere facilitato. Mi riferisco a progetti comuni mirati che possono unificare gruppi di aziende e non certo alle caratteristiche produttive che anzi, nella loro diversità continuano a essere l’elemento trainante del nostro modo di rapportarci professionalmente con l’estero.
Un altro esempio: da un paio d’anni abbiamo la possibilità di commerciare con la Cina, ma è chiaro che un rapporto del genere ha bisogno di uffici dove si parla correttamente la lingua e dove si possa dialogare in tempo reale su acquisti e vendite. I cinesi ce lo dicono chiaramente: la creatività, lo stile e le capacità di innovazione di noi italiani, nella realizzazione dei prodotti, non ha eguali. E questa loro cercano da noi. È chiaro che il futuro delle nostre imprese passa per queste strade, bisogna superare singole sensibilità legate a epoche passate e capire che l’avvenire è nella cooperazione tra imprese. Noi in Europa viviamo momenti molto complicati: ricordiamoci la Brexit ma anche le problematiche di carattere politico che spesso si innescano tra Stati membri, che non fanno bene al nostro modus operandi. Non possiamo limitarci ad attendere che siano le sfilate di moda a decidere se le calze saranno un “must” della stagione continentale o meno. Io penso” – commenta Gallesi – “che gruppi di aziende che si coalizzeranno avranno le possibilità in di superare in ampiezza le nostre attuali possibilità di movimento”. Dunque la soluzione è proiettarsi su nuovi mercati, specialmente asiatici, e in nuovi canali di vendita (e-commerce). Affrontare nuovi paesi, spesso molto lontani geograficamente e culturalmente o il mondo della vendita on line, comporta inevitabilmente investimenti.
Ciò che Adici sostiene dalla sua fondazione del 2009 è quindi ineluttabile e inderogabile, pena il rischio della scomparsa, in breve tempo, del distretto come è stato inteso sino a oggi. “Tra l’altro” – dice il presidente Gallesi -, “sono gli stessi operatori internazionali, con cui siamo venuti in contatto in questi mesi, a indicarci come il modello aggregativo sia la soluzione da percorrere per avviare collaborazioni. A nostro avviso, accanto alla tradizione e alla normativa di rete di impresa proposta in Italia, bisogna fare riferimento a nuovi sistemi, più adatti alle caratteristiche culturali e dimensionali delle Pmi. Serve cioè un nuovo schema che consenta di superare le criticità emerse nei vari tentativi di aggregazione avvenuti nel passato nel distretto. Crediamo in un modello che consenta alle aziende da un lato di cooperare e fare massa critica e dall’altro di mantenere autonomia operativa. Riteniamo” – termina il presidente Alessandro Gallesi – “che il modello ottimale sia di nuove società ad hoc esterne alle imprese, ma da esse create.” Adici chiede alla politica l’attivazione della “diplomazia economica” anche per il nostro settore come già avviene ad esempio nell’agroalimentare.