L’allarme di Adici e Csc: crollo dei fatturati e zero ordini, le istituzioni ci aiutino. I sindacati: proroga blocco licenziamenti e ammortizzatori per arrivare al 2022.Cali di fatturato fino al 35%, export in flessione nel 2020 del 24%, produzione ormai a metà delle proprie capacità, ampio utilizzo di cassa integrazione Covid, ordini per il prossimo autunno-inverno che non arrivano: con 189 aziende e poco più di 6.300 addetti, il distretto della calza di Castel Goffredo arranca. A lanciare l’allarme sono Adici (associazione distretto calza) e Csc (centro servizi calza) che chiedono a governo e Regione di attivarsi prima di dover affrontare chiusure e tagli.
L’ALLARME DEL DISTRETTOSpiega il presidente di Adici Alessandro Gallesi che se fino a settembre 2020 l’export nel nord Europa ha retto, nella seconda parte dell’anno sono arrivate le chiusure dei punti vendita in Germania, Francia e Inghilterra «che sono i nostri principali canali di sbocco». Se poi nel primo semestre la produzione di mascherine «aveva lenito il problema» le successive disposizioni governative «ci hanno tolto anche questo ossi-geno». E al momento non si vedono ancora ordini per il prossimo autunno-inverno anche perché «i negozi non sanno se potranno aprire a settembre e hanno ancora le vecchie collezioni in magazzino». Di contro «le aziende non sanno come muoversi tenendo conto che il filo va pagato e l’attuale carenza di materie prime vede aumentare i prezzi».
Insomma la paura «è che quando terminerà il blocco dei licenziamenti gli imprenditori saranno costretti a scelte non semplici e cali di fatturati così rischiano di tradursi in 1.500-2mila esuberi su 10mila dipendenti tra calzetteria e logistica collegata». Un rischio , aggiunge il presidente di Csc Massimo Bensi «di perdita di manodopera che sarà necessaria nel momento della ripresa». Ripresa che, prevede, per il prossimo autunno sarà sul pronto moda con il distretto «che è capace di rispondere a una simile opportunità ma nel frattempo ha bisogno di superare questi mesi». Di qui la richiesta alle istituzioni «di ripartire con il dialogo per attutire questa situazione – spiega Gallesi – che da gennaio si è interrotto». E non necessariamente per un’area di crisi complessa: «Servono progetti pluriennali – chiarisce Bensi – per affiancare le nostre azioni commerciali anche fuori dall’Europa. Non un gettone momentaneo ma un appoggio magari anche per creare un’etichetta green del distretto». L’auspicio è quello è di far fronte comune con i sindacati di categoria Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, che incontreranno il 28 maggio e che già rispondono […]
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